Disturbi mentali

Il disturbo di personalita’ multipla

Che cos’e’il disturbo  di personalita’ multipla?

Secondo il DSM, che è il manuale diagnostico dei disturbi mentali, il Disturbo dissociativo d’identita’ (DID) o disturbo di personalita’ multipla (DPM), come definito nell’ IC 10, implica la presenza di due o più identità, o stati di personalità, separate, all’interno dello stesso individuo, che assumono in modo ricorrente il controllo del comportamento dell’individuo stesso, e ognuna di esse, quando presente, non ha assolutamente coscienza dell’altra, causando nel soggetto un’incapacità di evocare i ricordi personali (amnesia).

Si tratta di una disconnessione tra alcuni processi psichici rispetto al restante sistema psicologico dell’individuo; si viene a creare, infatti, un’ assenza di connessione nel pensiero, nella memoria e nel senso di identità della persona.

La presenza di due o più identità distinte comporta una forte compromissione della continuità del senso di Sé, con lacune ricorrenti nel richiamo di eventi quotidiani, di informazioni personali importanti e/o di eventi traumatici.

Ovviamente, i sintomi dissociativi non sono attribuibili agli effetti fisiologici di una sostanza o di un’altra condizione medica e il disturbo non fa parte di una pratica culturale o religiosa largamente accettata.

I sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione sociale, lavorativa o di altre importanti aree di funzionamento.

Quali sono le sue origini?

Di personalità multipla si cominciò a parlare all’inizio del 1800, quando la psicologia cominciava ad interessarsi alla mente degli esseri umani, e da quel momento sono stati descritti in letteratura più di 300 casi certi e documentati di “personalità multipla”.

Come nasce?

Per quanto riguarda l’eziologia del disturbo, il disturbo dissociativo dell’identità è quasi universalmente associato a una storia antecedente di trauma significativo, il più delle volte verificatosi durante la prima infanzia, spesso collegato a forme estreme di violenza, spesso di natura sessuale, ripetute cronicamente.

Nel bambino, che ha subito una forma di violenza a cui non e’ in grado di dare una spiegazione razionale e che non riesce a tollerarne la portata emotiva, la dissociazione permette che avvenga un’assenza di connessione nel pensiero, nella memoria e nel suo senso d’identità.
In questo modo, questo “meccanismo difensivo” permette al bambino di allontanare dalla propria mente avvenimenti inaccettabili, perché ritenuti troppo dolorosi. Sottolineo che spesso chi abusa del bambino è in genere una persona a lui vicina, una figura che dovrebbe suscitare in lui fiducia e protezione, trattandosi spesso di un parente o una persona familiare. In misura maggiore, l’evento diviene inaccettabile e va “distaccato” dal sistema psicologico della “vittima”.

Il paradosso in cui il bambino abusato si ritrova a dover vivere non fa altro che alimentare ulteriormente il cortocircuito cui la sua mente va incontro.

Vi è interesse oggi per questo disturbo?

Si tratta di un disturbo molto interessante che affascina soprattutto scrittori e registi.

Vi viene in mente qualche libro o qualche film famosi a riguardo?

 

Dott.ssa Marianna Vallone

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: