Bambini

Che cos’e’ il disturbo dello sviluppo della coordinazione motoria?

Diagnosi

Secondo il DSM 5, il disturbo dello sviluppo della coordinazione motoria (DCD) e’ un disturbo in cui il bambino presenta goffaggine, lentezza o inaccuratezza nello svolgimento delle attivita’ motorie.

Tale disturbo interferisce significativamente con le attivita’ della vita quotidiana del bambino e compare in fasi precoci dello sviluppo.

Per fare diagnosi di DCD, e’ necessario che i sintomi non siano dovuti a deficit intellettivo, a deficit sensoriali, a deficit genetici e a deficit neurologici.

Si tratta di un disturbo, quindi, che insorge in eta’ evolutiva ed e’ possibile fare diagnosi gia’ dopo i 3 anni, ossia quando il bambino ha gia’ acquisito le abilita’ utili alla coordinazione motoria. Tuttavia, e’ piu’ frequente la diagnosi dopo i 5 anni, momento in cui vengono utilizzati con maggiore affidabilita’ anche i test di valutazione motoria.

Le linee guida europee raccomandano la diagnosi prima dei 5 anni, solo dopo 2 valutazioni a distanza di 3 mesi.

Si tratta di bambini, come dicevamo sopra, con un QI (quoziente intellettivo) nella norma e che non presentano deficit neurologici.

Questo disturbo puo’ presentarsi da solo o in co-occorrenza con altri disturbi, quali diturbo del linguaggio, ADHD, disturbi specifici dell’apprendimento, spettro autistico.

Epidemiologia

Questo disturbo presenta una frequenza molto varia, gli studi indicano una presenza dal 5% al 20% nella popolazione, tuttavia i clinici concordano nel ritenere che riguardi il 5%-6% della popolazione.

E’ piu’ frequente nei maschi con un rapporto che oscilla da 2:1 a 7:1.

Correlati neurali

I circuiti maggiormente coinvolti nel disturbo sono:

  1. La network parieto/cerebellare;
  2. la network dell’attenzione esecutiva;
  3. la network cortico/cerebellare.

Questi bambini presentano, infatti, un’attivita’ alterata nella funzionalita’ delle reti neurali, a livello cerebellare, parietale, prefrontale.

Vi e’ un danno maturativo degli oligodendrociti e/o un danno maturativo della materia bianca  (ippocampo, tratto cortico-spinale, cervelletto, corpo calloso).

Comorbidita’ 

Il DCD e’ spesso in comorbidita’ con altri disturbi, anche se questo non vuol dire che questi disturbi condividano la stessa origine:

  • ADHD (disordine da deficit di attenzione e iperattivita’), con una co-occorrenza del 50%.
  • Disturbo primario del linguaggio, con una co-occorrenza del 70%.
  • Disturbi specifici dell’apprendimento.
  • Deficit neuropsicologici (memoria a breve termine, working memory visuo-spaziale).
  • Disturbo dello spettro autistico (i bambini con DCD presentano, come per lo spettro autistico, difficolta’ nell’imitazione, con problematiche a livello del sistema dei neuroni specchio).

Fattori di protezione

Vi sono due fattori protettivi riguardo le conseguenze che questo disturbo presenta sul bambino:

  1. supporto sociale /sostegno ambientale
  2. buona autostima

Questi due fattori riducono alcune conseguenze internalizzanti possibili, quali stati depressivi o stati d’ansia, in quanto si tratta di bambini fortemente soggetti a stress.

Questo disturbo comporta, infatti, delle ripercussioni a livello di attivita’ da svolgere con i pari e, spesso, difficolta’ di integrazione sociale e di socializzazione (il bambino non viene incluso facilmente nel gioco dai coetanei perche’ sia lui stesso sia i coetanei percepiscono molto bene la difficolta’ motoria presente).

Tra i 7 e i 12 anni, puo’ capitare che il disturbo impatti anche sul senso generale di se stesso come scolaro non bravo.

Problematica e’ la fase adolescenziale, perche’ i bambini con limitate capacita’ motorie rischiano con piu’ probabilita’ disturbi depressivi.

Percorso diagnostico

Il percorso diagnostico si compone delle seguenti fasi:

  1. Anamnesi: permette di escludere cause organiche e/o neurologiche; permette di comprendere meglio il contesto sociale in cui il bambino e’ inserito (per evitare anche i cosiddetti “falsi positivi”); permette di indagare le competenze di movimento rispetto all’eta’.
  2. Partecipazione alle attivita’ della vita quotidiana: vi e’ un riconoscimento di DCD solo se vi e’ una significativa compromissione degli ambiti di vita del bambino, se, infatti, il bambino si presenta goffo ma l’ambiente dei pari lo accoglie e non “vede” il problema, allora non sara’ possibile fare diagnosi di DCD.
  3. Test specifici, basati sull’esame neurologico e su questionari: l’esame neurologico va fatto dal neurologo, dal neuropsichiatra o dal pediatra. I test piu’ utilizzati da psicologi e neuropsicologi italiani sono: il questionario DCDQ 07, il questionario MABC-2, il questionario MOQ-T, la batteria MABC-2, il questionario PDMS-2.

DCD e disprassia evolutiva

Un bambino con un DCD lieve non per forza ha anche una disprassia evolutiva. Invece un bambino con DCD severo presenta sempre anche una disprassia evolutiva.

Al contrario, quando un bambino presenta disprassia evolutiva, presenta sempre anche un DCD.

La disprassia evolutiva va considerata piu’ come un sintomo di qualcos’altro, perche’ riguarda piu’ un aspetto neurologico.

Riconoscimento del disturbo

Questo disturbo viene sempre riconosciuto?

Purtroppo no, la goffaggine passa spesso inosservata o considerata una caratteristica “normale” del bambino, un tratto non patologico del bambino.

Molto importante e’ riconoscere il problema e considerarne i suoi effetti sugli ambiti di vita del bambino.

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Dott.ssa Marianna Vallone

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