Benessere,  Famiglia

Quanto incide l’infanzia sulle nostre relazioni future?

Le relazioni tra bambino e figure di accudimento, durante i primi anni di vita, hanno ripercussioni sul tipo di attaccamento del bambino con il suo care giver e sulle sue relazioni future successive.

Quanto più il bambino ha un attaccamento “sicuro” con la mamma/papà, tanto più sarà in grado di creare e di mantenere, da adulto, relazioni solide, stabili e caratterizzate da bassi livelli di ansia e di angoscia e da emozioni funzionali alla relazione stessa.

Sarà capace di entrare in relazione serena con i coetanei, con il partner, con i colleghi, in base ad aspettative di relazione precise e stabili.

Inoltre tenderà a riproporre le stesse modalità di relazione anche nell’accudimento della prole.

Ma cosa succede quando le relazioni primarie sono problematiche, non funzionali e non sicure? Il danno è irrecuperabile?

La risposta è no!

Le ricerche, infatti, hanno dimostrato che alcune relazioni successive, ad esempio una relazione “significativa” con una maestra durante il ciclo della scuola primaria, sono in grado agire sui MOI (Modelli Operativi Interni) tanto quanto le relazioni con la figura di accudimento nella primissima infanzia.

Nel caso, quindi, di relazioni non funzionali tra bambino e mamma/papà, una relazione funzionale significativa successiva potrebbe essere in grado, ancora, di agire sui MOI del bambino.

Inoltre, fondamentali sono le esperienze successive del bambino, le caratteristiche dell’ambiente scolastico ed extra-scolastico, il supporto della famiglia allargata ed il supporto sociale, oltre che le caratteristiche di personalità del bambino stesso e le sue capacità di resilienza. 

Se ancora non bastasse, è possibile, in età adulta, attraverso un percorso di psicoterapia, andare ad analizzare la propria storia e il proprio attaccamento e rendersi quindi consapevoli del corollario emotivo ad essi collegato. Fatto ciò, sarà possibile comprenderlo e lavorare per modificarlo, in maniera tale da avere una sorta di controllo ed una consapevolezza maggiore sulle proprie dinamiche relazionali, sulle proprie aspettative relazionali e sui meccanismi che alimentano le modalità di entrare in relazione con gli altri.

Il percorso è lungo e impegnativo, ma necessario per recuperare quelle parti di sé carenti, rifiutate o sofferenti.

Dott.ssa Marianna Vallone

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