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Cosa sono i DSA?

Premessa

Sempre piu’, sentiamo parlare di DSA, di dislessia, di discalculia… ma cosa sono realmente i DSA?

Facciamo chiarezza!

Intanto, è fondamentale chiarire la differenza tra il termine “difficoltà di apprendimento”, che fa riferimento a una qualsiasi generica difficoltà incontrata dallo studente in ambito scolastico, e il termine “disturbo specifico dell’apprendimento (DSA)”, che sottende la presenza di un deficit più severo e specifico che viene indagato e verificato attraverso un procedimento clinico-diagnostico.


I Disturbi Specifici dell’Apprendimento

Vediamo alcune caratteristiche generali di questi disturbi:

  1. I disturbi specifici dell’apprendimento si distinguono in 4 categorie:
    • dislessia, o disturbo specifico della lettura, cioe’ il disturbo nella lettura (intesa come abilità di decodifica del testo)
    • disortografia, o disturbo specifico della compitazione, cioè il disturbo nella scrittura  (intesa come abilità di codifica fonografica e competenza ortografica)
    • disgrafia, cioè disturbo nella grafia (intesa come abilità grafo-motoria)
    • discalculia, o disturbo specifico delle abilita’ aritmetiche, cioè il disturbo nelle abilità di numero e di calcolo (intese come capacità di comprendere e operare con i numeri).
  2. Si tratta di disturbi che coinvolgono uno specifico dominio di abilità, cioe’ le competenze strumentali degli apprendimenti scolastici, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale.
  3. Il criterio della specificita’ e’ fondamentale: il disturbo deve interessare solo uno specifico dominio di abilita’ in modo significativo ma circoscritto, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale: vi deve essere quindi una “discrepanza” tra abilita’ nel dominio specifico interessato e intelligenza generale.
  4. La compromissione dell’abilita’ specifica deve essere significativa: vi deve essere una prestazione inferiore a -2 deviazioni standard dai valori normativi attesi per l’eta’ o la classe frequentata (qualora non coincida con l’eta’ del bambino).
  5. Il livello intellettivo deve essere nei limiti della norma, cioe’ il QI non deve essere inferiore a -1 deviazione standard (equivalente di solito a 85) rispetto ai valori medi attesi per eta’.
  6. Il DSA è un disturbo cronico, con carattere “evolutivo”.
  7. Presenta un’espressivita’ diversa a seconda delle diverse fasi evolutive.
  8. Non e’ possibile fare diagnosi prima di due anni di regolare scolarizzazione per quanto riguarda dislessia e disortografia e di tre anni per quanto riguarda la discalculia: un’anticipazione eccessiva della diagnosi aumenta in modo significativo la rilevazione di falsi positivi. Tuttavia, vi sono precise condizioni di rischio rilevabili alla fine della prima elementare e fino a meta’ della seconda elementare, da tenere sotto controllo, anche attraverso specifici interventi di supporto all’apprendimento.
  9. Vi e’ frequentemente un’associazione (comorbidita’) ad altri disturbi: e’ frequente, infatti, accertare la compresenza nello stesso soggetto di più disturbi specifici dell’apprendimento o la compresenza di altri disturbi neuropsicologici (come l’ADHD, il disturbo dell’attenzione con iperattività) e psicopatologici (ansia, depressione e disturbi della condotta).
  10. Questi disturbi comportano un impatto significativo e negativo per l’adattamento scolastico e/o per le attivita’ della vita quotidiana.

Un po’ di storia

La prima definizione importante di DSA venne data nel 1968 dal National Advisory Commitee on Handicapped Childrean, una commissione dell’Office of Education degli Stati Uniti.

In Italia, l’ambito legislativo ha subito ritardi e mancanze e una ripresa della ricerca di base e della ricerca sugli strumenti avvenne nel 1980. Venne anche affrontato il problema di tradurre l’espressione “learning disability” che divenne “disturbo (specifico) di apprendimento”: si evitava cosi’ sia una patologizzazione in toto del bambino, sia una confusione con termini non adatti (difficolta, disabilita’).


Spiegazione del termine

Il termine “disturbo dell’apprendimento” e’ una sorta di espressione-ombrello che raccoglie una gamma diversificata di problematiche persistenti nello sviluppo cognitivo e nell’apprendimento scolastico, non imputabili primariamente a fattori emotivi, sociali, educativi o di handicap grave, e definibili in base al mancato raggiungimento di alcuni obiettivi di apprendimento, ritenuti essenziali all’interno del contesto di vita dell’individuo.


Ambiti coinvolti

Le difficolta’ di apprendimento sono caratterizzate da difficolta’ in 6 ambiti in particolare:

  1. Funzioni esecutive: funzioni che avvengono nelle aree prefrontali del cervello, tra queste assumono importanza la soluzione dei problemi, la pianificazione, la categorizzazione, la flessibilita’ nell’uso di regole, la fluenza.
  2. Processi attentivi.
  3. Memoria di lavoro, utilizzata in moltissimi compiti della vita quotidiana che richiedono il mantenimento temporaneo delle informazioni.
  4. Consapevolezza fonologica, cioe’ la comprensione della struttura linguistica interna delle parole.
  5. Strategie e metacognizione.
  6. Velocita’ di elaborazione.

I cluster protettivi

Werner (1993) ha identificato 5 cluster protettivi, rappresentati da:

  • capacita’ relazionali, resilienza e atteggiamento positivo di fronte alla vita;
  • autoattribuzioni appropriate e realismo;
  • presenza di genitori adeguati;
  • presenza di un adulto di riferimento che abbia guidato e consigliato il giovane;
  • puntuali opportunita’ nei momenti di transizione.

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Dott.ssa Marianna Vallone


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